Il social dreaming
Vi lascio solo il report di “un’esperienza di avvicinamento” a questa nuova forma comunicativa societaria, di difficile inquadramento, perché sarebbe erroneo metterla nel novero delle psicoanalisi o psicoterapie, anche se nasce dalla visione dei sogni, ma son sogni vissuti in comune. L’occasione: vengo a sapere di una seduta organizzata dal mio amico Giancarlo Stoccoro, Psichiatra e Poeta, Scrittore di libri divulgativi e Traduttore di altri e, e… tante altre cose. Del resto è ben noto a Crema, dove è stato anche consulente dell’Ospedale, ed esercita professionalmente, fra gli altri luoghi e interessi. Sabato 22, nell’ambito dei tre giorni di incontri del Sirmione l’International Poetry Festival 2018, ci si vede al palazzo Callas della nota cittadina turistico- termale. Quale miglior occasione? Mentre mia moglie se la gode alle terme, che io trovo costrittive ed estenuanti, posso tranquillamente soddisfare la mia curiosità. Siamo una trentina, anche altri venuti da Crema, e Giancarlo ci dà due nozioni teoriche: in uno spazio temporale chiamato matrice, da mater, quindi un contenitore temporale di 60′-90′, ma che è anche un’ispirazione, un punto di partenza, come può essere un film o comunque un’atmosfera. I partecipanti devono evitare interazioni dirette, quali dialoghi o discussioni, anzi, non debbono nemmeno guardarsi! Stoccoro per facilitare quest’effetto sognante individual-comune usa abbassare le luci. E poi un sogno narrato tira l’altro. Ma a che serve? Rubo una spiegazione a Giovanna Cantarella, dalla IV di copertina di uno dei libri di Stoccoro: “I sogni, condivisi collettivamente, possono acquisire significati che si riferiscono all’ambiente, alla cultura che inquadra le istituzioni che organizzano la nostra vita sociale, darci informazioni che la coscienza individuale ancora non ha afferrato”.
Un aforisma che mi è rimasto nella memoria, sul senso potenzialmente predittivo della tecnica è: “Se i Tedeschi avessero praticato sedute di social dreaming avrebbero saputo in anticipo dell’imminente entrata in scena del nazismo”. La mia sensazione è stata quella di una progressiva coordinazione mental-inconscia fra i partecipanti, un’esperienza simile a quella del gioco con la tavola Onja (ricordate, quella con le lettre e i numeri e il SI e NO e del piattino che “sembra” indicarle per moto proprio, e “sembra” che i partecipanti lo sfiorino appena; entrato in voga come mezzo di comunicazione spiritica, quando lo studiai da giovane mi convinsi che è solo un mezzo di stupefacente fusione mentale che porta a “risposte e racconti coerenti”, trascendenti l’immaginazione di ognuno dei partecipanti: una mente collettiva. I questo caso la mente collettiva è anche sognante, inconscia.
Quando la matrice è colma e si riaccendono le luci si cerca, sotto la guida del conduttore, di tirar e somme, direi come “cercare un minimo comun divisore”, e questo lo si fa ancora collettivamente, seduti in cerchio, ma ben coscienti, attenti e speculativi. Non vado oltre con le informazioni, anche perché privo di autorizzazioni del conduttore, ma per chi ne voglia sapere di più chieda pure, anche sulla mia posta privata (tangoadriano@gmail.com). Vi farò da tramite. E… scusami Giancarlo se ho detto sciocchezze! E così mi è apparso il social dreaming: quando la matrice è colma e si riaccendono le luci si cerca, sotto la guida del conduttore, di tirar e somme, direi come “cercare un minimo comun divisore”, e questo lo si fa ancora collettivamente, seduti in cerchio, ma ben coscienti, attenti e speculativi. Non vado oltre con le informazioni, anche perché privo di autorizzazioni del conduttore, ma per chi ne vogliaa sapere di più chieda pure, anche sulla mia posta privata (tangoadriano@gmail.com). Vi farò da tramite. E… scusami Giancarlo se ho detto sciocchezze!