La pandemia da COVID 19 ha determinato, secondo l’OMS, le condizioni per un aumento del 35% di ansia e depressione rispetto ai dati del 2017. Tali disturbi sono diventati le “reginette dei social” con uno “tsunami di richieste d’aiuto”, come recita un recentissimo articolo de Il Sole 24 ore. La soluzione farmacologica da sola non basta, anche i diversi approcci psicoterapeutici non sarebbero sufficienti. Occorre un approccio sociale e una conoscenza di “marcatori molecolari” del cervello che ancora non abbiamo.
Nella mia pratica clinica l’alleanza di cura è alla base di qualunque percorso individualizzato e mirato al recupero della persona.