L’epidemia causata dal virus SARS-Cov-2, lo stato di emergenza negli ospedali e le misure restrittive per il contenimento del contagio hanno un impatto importante sul benessere psichico e la salute mentale, sia nel singolo che nella popolazione. Interventi a tutela della salute psichica delle persone colpite da COVID-19 e della popolazione delle aree interessate dall’epidemia dovrebbero far parte delle strategie messe in atto per fronteggiare l’emergenza.
Lo sostengono Lu Dong e Jennifer Bouey, ricercatori della RAND corporation, importante centro studi del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti, in un editoriale pubblicato su Emerging Infectious Diseases, rivista dei Centers for Disease Control and Prevention.
Dong e Bouey ricordano che le epidemie di SARS del 2003 e di Ebola del 2014 hanno provocato reazioni di paura generalizzata e lo sviluppo di disturbi psichiatrici, come la depressione, l’ansia e il disturbo post traumatico da stress, soprattutto in persone ad alto rischio, come i sopravvissuti alla malattia e gli operatori sanitari in prima linea.
Sulla base di queste esperienze la National Health Commission cinese, già alla fine di gennaio, ha fornito agli ospedali cinesi un documento che contiene le linee guida degli interventi di natura psicologica per ridurre gli effetti psicosociali dell’epidemia da COVID-19.
Il documento cinese prevede l’impiego di team di intervento psichiatrico e di supporto psicologico guidati da psichiatri e professionisti della salute mentale.
La strategia cinese per gli interventi di sostegno psicologico
Il documento del sistema sanitario cinese individua 6 gruppi di persone, che richiedono diversi approcci psicologici:
- pazienti con diagnosi confermata di COVID-19,
- persone con sospetto COVID-19,
- operatori sanitari,
- persone in contatto diretto con pazienti infetti,
- persone malate che si rifiutano di cercare assistenza,
- popolazione generale (con focus sulle persone più sensibili psichicamente).
Per ognuno di questi gruppi si individuano una serie di possibili reazioni psicologiche e si definiscono alcuni obiettivi dell’intervento di sostegno. I pazienti con diagnosi di COVID-19 nella fase iniziale dell’isolamento possono manifestare rifiuto, rabbia, paura, ansia, depressione, insonnia, aggressività. Obiettivo dell’intervento psicologico è offrire supporto e conforto. Il documento suggerisce quindi di trattare i pazienti con empatia, stabilizzare le emozioni e valutare tempestivamente i rischi di suicidio, autolesionismo e comportamenti aggressivi. La situazione psicologica dei pazienti diventa ancora più difficile se la malattia si aggrava al punto da richiedere un ricovero ospedaliero.
Per quanto riguarda i pazienti con sintomi sospetti, il disagio psicologico si può manifestare con ansia e paura di essere socialmente discriminati, la ricerca spasmodica di un trattamento o l’accesso improprio a ospedali o studi medici. In questo caso, secondo il documento cinese, l’intervento di sostegno dovrebbe basarsi su riduzione dello stress e su una chiara informazione che fornisca al paziente una guida sul comportamento corretto da tenere.
Per quanto riguarda il personale medico e sanitario impegnato nell’assistenza il quadro psicologico può comprendere: affaticamento e tensione eccessivi, stanchezza, ansia, insonnia, depressione, tristezza, rabbia , senso di impotenza, malumore, frustrazione o senso di colpa di fronte alla morte del paziente. Inoltre, va considerata la paura di essere infettati, la preoccupazione per i familiari. Ci può essere anche uno stato di eccitazione eccessiva, che porta al rifiuto di un riposo ragionevole.
Per prevenire o far fronte a queste situazioni di disagio psichico il documento della commissione sanitaria cinese raccomanda una formazione psicologica per imparare a rispondere allo stress e regolare le emozioni in uno stato di crisi. Occorre predisporre un servizio di sostegno psicologico agli operatori sanitari, un’organizzazione dei turni di lavoro che preveda un riposo ragionevole. Agli operatori stessi viene consigliato di non isolarsi troppo, di mantenere un contatto con i propri familiari e di chiedere aiuto nel caso si manifestino i sintomi di uno stress eccessivo.
Per quanto riguarda coloro che sono in stretto contatto con un paziente COVID-19 (familiari, colleghi, amici), ci possono essere reazioni psicologiche come irrequietezza, ansia per il possibile contagio, oppure senso di sfida e di rifiuto di proteggersi e isolarsi. In questo caso è consigliata una comunicazione a distanza che dia istruzioni precise e rassicuranti su come gestire l’isolamento e il monitoraggio dei sintomi che possono sorgere.
Il documento cinese cita poi le persone che possono tendere a rifiutare il contatto con il medico, per esempio che non vogliono sottoporsi al tampone. In questi casi il consiglio è “spiegare e persuadere, non rimproverare”. L’obiettivo è ristabilire la fiducia di questi pazienti.
Infine il documento della National Health Commission cinese fornisce alcuni consigli che riguardano il sostegno psicologico alla popolazione generale e ai soggetti più sensibili.
L’epidemia e l’emergenza sanitaria possono provocare panico, paura di uscire, disinfezione eccessiva, depressione, paura, irritabilità, comportamento aggressivo, eccessivo ottimismo o pessimismo e altri segnali di disagio psichico. Come affrontarli? I consigli degli esperti cinesi sono i seguenti:
Fornire informazioni affidabili, in particolare informare con chiarezza sulle strategie adottate a livello sanitario
Mantenere la comunicazione con i pazienti, con indicazioni e suggerimenti su come adattarsi ai cambiamenti
Non far sentire isolati o socialmente discriminate i pazienti diagnosticati o con una sospetta malattia
Scoraggiare comportamenti “consolatori” poco salutari (come fumo, abuso di alcol, ecc.)
Fornire educazione sanitaria per identificare correttamente i sintomi della malattia.
L’appello a considerare la salute mentale
Alla luce delle lezioni che ci possono dare le passate epidemie in Cina e in altre parti del mondo, concludono i ricercatori americani nell’editoriale, gli interventi di salute mentale pubblica dovrebbero essere formalmente integrati nei piani di risposta alle emergenze. Il piano strategico di preparazione e risposta dell’Organizzazione mondiale della sanità per COVID-19, tuttavia, non ha ancora specificato alcuna strategia per soddisfare le esigenze di salute mentale di qualsiasi tipo. Man mano che il virus si diffonde a livello globale, i governi dovranno rispondere alle esigenze della salute mentale pubblica sviluppando e implementando piani strategici ben coordinati per soddisfare tali esigenze durante la pandemia di COVID-19.
(tratto da medicoepaziente.it, autore Alessandro Visca)
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